Il gioco rappresenta per il cane un’attività fondamentale durante la quale si diverte e contemporaneamente impara le regole sociali che disciplinano la vita di branco. I cuccioli iniziano a giocare molto precocemente, intorno alle tre settimane di vita, con goffi approcci che già a un mese sono veri e propri ingaggi ritualizzati; la precocità e l’intensità del gioco dipendono principalmente dalla numerosità della cucciolata poiché la competizione tra fratelli aumenta proporzionalmente e con essa le interazioni. Attraverso il gioco i piccoli apprendono fino a che punto possono spingere il morso prima di causare dolore e reazioni di pianto, con successivo intervento di mamma cagna che punisce il cagnolino troppo irruente; il cucciolo capisce così che essere violenti provoca come risultato l’interruzione di un’attività piacevole e si impratichisce con gli autocontrolli. Il gioco tra cuccioli permette inoltre di regolare i comportamenti agonistici e di acquisire i primi rudimenti dei rituali di pacificazione, essenziali per la vita adulta.
Quando il cane entra in famiglia il gioco con specie diverse dalla sua (umani, gatti) è molto stimolante ma soprattutto educativo perché da un lato gli permette di conoscere e elaborare i modelli comunicativi interspecifici, accreditandoli come amichevoli anche se goffamente diversi da quelli intraspecifici, dall’altro di affinare i rituali sociali in quanto il gioco possiede una forte componente di ritualizzazione.
Come per le altre risorse sociali, il gioco va gestito dai soggetti che ricoprono un ruolo gerarchico alto all’interno del gruppo; saranno quindi gli umani a proporre al cane l’inizio dell’attività e a interromperla preferibilmente prima che il cane sia stanco e demotivato. Contemporaneamente è buona norma iniziare l’esercizio ludico quando il cane è calmo, per non rinforzare la sua convinzione che l’eccitazione viene premiata con il gioco, e arrestarla necessariamente se l’asticella dell’aggressività si alza troppo. Inoltre bisogna imparare a creare il cerimoniale di gioco, esattamente come fanno i cani tra loro, ad esempio con un bel “giochiamo?” ricco di gioia ed energia, eventualmente accompagnato da un inchino.
Esistono naturalmente varie tipologie di gioco che stimolano il cane in modi sostanzialmente diversi: il “tira e molla” risveglia motivazioni di tipo competitivo, il lancio della pallina o del freesby scatena l’istinto predatorio, il gioco di ricerca di un oggetto attiva l’intelligenza olfattiva, un esercizio di “problem solving”. come ad esempio tentare di rovesciare un bicchiere di plastica che copre un bocconcino, favorisce il lavoro mentale. Questa gamma di giochi va proposta in modo equilibrato e conforme alle propensioni del soggetto; se il nostro cane possiede una forte motivazione predatoria è sconsigliabile stimolarlo continuamente con il lancio di oggetti, perché non faremmo altro che esaltare in modo anomalo un’inclinazione ben presente e potenzialmente pericolosa. Analogamente, se il nostro peloso è piuttosto competitivo dovremo limitare il “tira e molla” in quanto col tempo rischieremmo di ritrovarci con un cane che tende ad afferrare con la bocca e a ridurre in brandelli pantaloni, giacche ma anche braccia e gambe! Il gioco adatto, quindi, non è quello che chiede il cane ma quello che proponiamo noi umani in base alla conoscenza che abbiamo di lui.
I giochi basati prevalentemente sull’attività fisica provocano un notevole dispendio energetico ma paradossalmente non vanno privilegiati nei soggetti che denotano una tendenza all’iper-attività. La convinzione che un cane eccessivamente vivace vada fatto stancare è retaggio di una dottrina ormai obsoleta chiamata psicoenergetica che considerava il comportamento una “consumazione di energia”: se cerchiamo di far stancare un cane troppo attivo, attraverso l’esercizio fisico prolungato, riusciremo forse a ottenere un risultato nell’immediato ma a lunga scadenza ci ritroveremo con un soggetto sempre più iper-cinetico perché “allenato” a utilizzare tale propensione. Al contrario, oggi consideriamo il comportamento come l’espressione di uno stato mentale che pertanto va plasmato attraverso un’adeguata modulazione delle attitudini del soggetto. Dunque saremo avveduti nel proporre a un cane molto attivo o troppo autonomo giochi a prevalente attivazione mentale e collaborativi, con lo scopo di rinforzare la calma e il legame; per contro preferiremo giochi competitivi come il “tira e molla” o il lancio di un oggetto se il nostro cane è troppo legato a noi o timoroso, al fine di potenziare la sua indipendenza e sicurezza di sé.
Arrivederci al nostro prossimo appuntamento nel quale parleremo di gestione degli oggetti…